...òu le songe devient la réalité


"qui di italiani non se ne vedono molti - mi dice la signorina alla bigliettria, con un limpido francese da guida turistica - lei come ha saputo del nostro postino?"

Non ho potuto rispondere; la storia del Facteur Cheval mi girava in testa da moltissimo tempo, e da altrettanto mi riproponevo di visitare la sua incredibile opera.
Ed allora eccomi qui, in un piccolo e splendido paesino della Drôme, in questo freddo inizio di maggio, finalmente di fronte al Palazzo Ideale!

Ferdinand Cheval (1836 - 1924), figlio di contadini, lasciata la scuola all'età di tredici anni venne assunto ufficialmente come postino nel 1867, dopo aver lavorato qualche anno da garzone di fornaio. Due anni dopo venne destinato a Hauterives, lo splendido paesino di cui sopra; per consegnare la posta ai casolari sperduti percorreva 30 chilometri al giorno a piedi; e intanto pensava, e sognava.

Finchè un giorno, nell 1879, all'eta' di 43 anni, trova in un torrente questo strano sasso, che lo affascina (l'ho fotografato sulla terrazza del Palais, dove occupa il posto d'onore)



Da quel giorno, nel tempo libero, percorre infiniti chilometri con una carriola, raccoglie sassi e li ammucchia in un terreno; poi inizia a costruire una fontana, a cui attacca una "cripta funebre" per se e per la moglie.
E poi colonne, grotte, gallerie, che decora con scritte, statue, arabeschi, ispirandosi alle immagini di paesi lontani delle cartoline e riviste che consegna nel suo quotidiano lavoro di postino.

Nell'arco di 33 anni della propria vita, lavorando completamente da solo circa 93.000 ore, per lo più di notte, col solo aiuto di carriola e cazzuola, e di una lampada a petrolio, usando circa 100.000 sassi e 3.500 sacchi di calce, senza alcuna nozione di architettura o storia dell'arte, crea il suo "Palais Idéal".

Seguendo solo la propria sfrenata fantasia, la propria frenesia creativa, quello che ormai per tutti i paesani è lo "scemo del villaggio" mescola templi egizi e cambogiani, pagode cinesi, monasteri indu', chalet svizzeri, incrostandoli di statue di uomini e animali, guglie, colonne, arabeschi, scritte inneggianti alla forza del sogno, alla volontà e all'armonia fra gli uomini e le religioni.

Spero che questo piccolo video che ho realizzato comunichi un pò dell'emozione che si prova di fronte a quest'opera incredibile, anche se il "palazzo ideale" è realmente indescrivibile: lo stesso Cheval diceva "bisogna vederlo per crederci".





Concluso il Palazzo, di fronte al divieto di utilizzarne la cappella funeraria, Cheval costruì, nello stesso stile, una tomba monumentale per se e la moglie nel cimitero del paese; altri anni di solitario lavoro!

Disprezzato e deriso in vita, poco dopo la morte il Postino destò l'interesse e l'ammirazione di André Breton, capofila dei surrealisti, di Pablo Picasso, che realizzò alcuni disegni ispirati al Palazzo, e di artisti del calibro di Max Ernst e Nikki de Saint-Phalle.
E, guardando le guglie e gli arabeschi del Palazzo, non ho potuto fare a meno di pensare all' Ernst di "l'occhio del silenzio" e, ancor di più, alle architetture di Gaudì: artisti, suoi contemporanei, di cui il Postino sicuramente non aveva mai sentito parlare!

Nel 1969 il Palazzo venne dichiarato Monumento Storico da Andre Malraux, e negli anni ottanta ha goduto di un accurato restauro.
Oggi, visitato da turisti e scolaresche, è anche "scenografia" di iniziative culturali, concerti jazz, rappresentazioni teatrali, e rappresenta la principale fonte di entrate per i discendenti di coloro che sbeffeggiarono il Postino e il suo ciclopico sogno di pietra:

"Cercando, ho trovato; quarant'anni ho picconato per far emergere dalla terra questo Palazzo delle Fate. Per il mio ideale, il mio corpo ha sfidato tutto: il tempo, le critiche, gli anni"

Per finire, una curiosità: l'immagine che apre questo post è un "collage, inchiostro e guazzo su carta" di Max Ernst del 1932, custodito presso la "Collezione Peggy Guggenheim" di Venezia, intitolato "Le Facteur Cheval".

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