quadri scritti, racconti dipinti

Un amico mi ha così rimproverato: "nel tuo blog in teoria si parla anche di arte, ma arte normale non ne metti mai" - intendendo per arte normale la pittura.
E allora, ecco qui un quadro:



Certo come quadro non è granchè; e la qualità della foto è pessima. Eppure riuscire a rintracciare questa immagine nella rete per me è stata una soddisfazione. Mi hanno sempre affascinato i quadri che riescono ad ispirare pensatori, autori, artisti, di altre discipline (basti pensare al ruolo dell' Angelus Novus di Klee nelle Tesi di filosofia della storia di Benjamin).
Bene, "La Sosta" (die fermate- Gesellschaft in einer italienischen Locanda - 1814) , il quadro qui sopra, è il protagonista assoluto di un racconto di E.T.A. Hoffman.
E ogni volta che mi è capitato di rileggerlo (Hoffmann è uno di quegli autori ai quali ogni tanto faccio visita) ho cercato di immaginare il quadro.
Questa la descrizione che ne fa lo scrittore:

"Un chioschetto ricoperto di rigogliosa vegetazione, un tavolo con sopra vino e frutta, due signore italiane sedute l'una di fronte all'altra, al tavolo medesimo - una canta, l'altra suona la chitarra - in piedi fra le due, un abate fa da direttore d'orchestra: col braccio alzato, pronto a dare il battere alla chitarrista perché attacchi sicura l'accordo di dominante, attende la conclusione del lungo trillo di cadenza che la cantante sta eseguendo, gli occhi rivolti al cielo. L'abate è tutto meraviglia, godimento, tensione.., per nulla al mondo vorrebbe fallire l'esattezza dell'attacco.., quasi non osa respirare... se potesse, imbavaglierebbe persino i moscerini e le api per impedir loro di ronzare... in quel momento supremo tanto più l'indispone il sopraggiungere dell'oste indaffarato, col vino ordinato poc'anzi... In prospettiva, una pergola, solcata da strisce di luce abbagliante: laggiù si è fermato un cavaliere a rinfrescarsi con una bevanda senza scendere di sella..."


Oggi, grazie a internet, ho potuto finalmente farmi un'idea, per quanto approssimativa, del quadro; e ho potuto scoprire che non solo è giunto fino a noi da quella lontana mostra del 1814 in cui lo vide Hoffmann, ma anche che è oggi stabilmente esposto presso la "Neue Pinakothek"

di Monaco. Nel racconto i due protagonisti (facilmente identificabili con lo scrittore e un suo amico) dopo aver visto il quadro in una mostra, si recano in una taverna; e l'uno racconta all'altro di aver assistito personalmente alla scena ritratta dal pittore.

Come osserva Michele Cometa nel suo saggio "Descrizione e desiderio: I quadri viventi di E.T.A. Hoffmann" (Meltemi editore, 2005) :


"Lo schema proposto dal racconto è (...) quello abbastanza lineare di un dipinto che viene descritto da un narratore (che poi si sovrappone al protagonista) e che proietta sulla realtà, attraverso un turbamento che è tipico dell'esperienza fantastica, un brivido che consente una sorta di flashback. Quadro e vita stanno in fin dei conti su un unico piano, la loro relazione è sostanzialmente biunivoca se non fosse, da qui l'ottica serapiontica, che un terzo elemento, tipicamente la musica, afferma il principio che tutta questa realtà, sia pittorica che umana, deve essere appunto derealizzata perché l'arte possa trionfare. La musica, quella musica interiore che è vera arte, esiste solo allorché l'artista si decide a sottrarre alla propria ispirazione ogni fondamento troppo umano."


In questo stanno da un lato il carattere profondamente "romantico" dell'arte di Hoffmann, dall'altro la centralità della sua altra grande vocazione artistica: quella del musicista.


Quanto al pittore de "La Sosta", J. E. Hummel, di lui non è rimasta grande eco. I testi di storia dell'arte gli dedicano poche righe, e solitamente fra le sue opere citano solo la "Vasca di granito" (Granitschale im Berliner Lustgarten 1831).




Hummel in precedenza aveva realizzato un quadro ed alcuni studi, di grande realismo, che ritraggono la costruzione di questa impressionante vasca di oltre 70 tonnellate, creata da un unico blocco di granito; un'opera scultorea straordinaria, soprattutto in relazione ai mezzi tecnici dell'epoca (1828).



La grande vasca troneggia tuttora a Berlino al centro del Lustgarten, (il giardino del piacere) e, a quanto pare, continua a "funzionare" come soggetto ispiratore:




Questa stampa ink-jet su carta del fotografo iperrealista canadese Scott McFarland si intitola: "the granite bowl in the Berlin Lust Garden - after Johann Erdmann Hummel".

Per realizzare le sue immagini McFarland usa nmerosi scatti dello stesso soggetto, realizzati nell'arco di giorni, mesi e, talvolta, anni, e poi li compone in digitale; lo scopo è superare il concetto di fotografia come immagine che isola un singolo istante spazio/temporale.

Anche nel caso dell'immagine della Vasca i personaggi sono stati ripresi in giorni diversi; al centro i due ragazzi che volgono le spalle all'opera scultorea, a simboleggiare la frattura fra le nuove generazioni e la cultura classica (richiamata anche nella citazione esplicita del quadro di Hummel contenuta nel titolo del lavoro).

Qui trovate altri lavori del fotografo canadese e notizie biografiche.


Il mio amico/lettore non me ne vorrà se, per parlare di un quadro, siamo finiti a trattare di letteratura, musica, scultura... e persino fotografia! (sarà "arte normale"? Ai posteri...)

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