nell'aere...



Riprendo a scrivere sul blog, spinto dalle proteste di qualche aficionado, dopo lunga assenza; e mi scuso se lo faccio parlando di un lutto.
Ma in un luogo dove, in sostanza, si parla di creatività, non si può ignorare che anche Roberto Roversi ci ha lasciato. Vorrei ricordarlo con un "semi-inedito".

Quando nel 1999 uscì il primo numero di Centocieli, il periodico di educazione alla sostenibilità della Regione Emilia-Romagna, gli amici del Centro Antartide, che curano il progetto editoriale della testata (io mi occupo della direzione artistica), chiesero a tre grandi poeti italiani di scrivere qualcosa sugli elementi naturali; Erri De Luca si occupò del fuoco sul primo numero, Gregorio Scalise scrisse di acqua nel numero tre; e Roversi trattò, da par suo, il tema dell'aria nella seconda uscita (dicembre 99).

Un lungo pezzo (dovetti impaginarlo "spezzandolo" fra prima ed ultima pagina...), che riporto integralmente qui sotto, dove il poeta affronta, con leggerezza e profondità, le molteplici occasioni in cui, quotidianamente, nominiamo l'aria.



da Centocieli n.2 anno 1 dicembre 99 



POESIA DI UN ELEMENTO
ARIA ARIA ARIA

 •PRENDERE ARIA: da una cella a un
cortile, quindi ancora in cella.
•CON NASO ALL’ARIA: l’uomo in-
curiosito che guarda le stelle, la ragaz-
za fantasiosa, il giovane innamorato.
HO PRESO L’ARIA: il mariuolo che
vuol defilarsi e se la svigna, oppure il
ladrone supremo che con il biglietto
in tasca riempie di mazzette la valigia
prima di volare via.
•MI MANCA L’ARIA: mormora la
donna sola alla finestra, in un pome-
riggio afoso di luglio, nessuno per la
strada.
•DIAMO ARIA: dice la nuova inqui-
lina entrando in un appartamento d’af-
fitto, mentre spalanca tutti i vetri.
•CAMBIA L’ARIA: commenta il
pensionato rivolto all’amico, seduti su
una panchina, guardando il cielo. Op-
pure è il viaggiatore incostante, che si
muove per il mondo, appena è arrivato
con il desiderio sulla pelle in Patago-
nia.
•A MEZZ’ARIA: sta l’incertezza della
ragione che inquieta ricerca e si inter-
roga e ancora non sa dove approdare.
Oppure è una domanda non conclusa.
O una parola troppo carica di signifi-
cati profondi, che stenta a librarsi.
Oppure, ahimè, non reggendo si accin-
ge a sprofondare.
•ARIA ARIA ARIA!: è autoritario il
poliziotto verso gli spettatori che sono
intorno all’uomo insanguinato sul sel-
ciato. LASCIATELO RESPIRARE! Così
tanti cercano, alzando la testa, di guar-
dare da più lontano.
Un uomo accende una sigaretta e dice:
“Lo conoscevo, sembrava un bravo
ragazzo e invece ha ucciso moglie e
suocera e s’è sparato”.
“Succede, alle volte – commenta un
altro – le cose sono nell’aria e poi ca-
pitano così”.
•MANDO TUTTO ALL’ARIA: grida
la promessa sposa al ragazzo, e piange.
Quale sarà la ragione del contendere?
•SENTI CHE ARIA: dicevano donne
e uomini di cento anni fa, al primo
apparire di maggio, odorando prati e
colline. Allora accadevano le merende
sull’erba e altre cose ancora. Profumi
di fiori, l’ombra dei suoni delle cam-
pane. Che meraviglia! Peccato poi le
guerre, che scompigliavano tutto e
mandavano in malora uomini donne
vecchi bambini e prati. E le colline. E
i fiori. Anche gli alberi, le cui foglie
erano smosse dall’aria gentile delle
bombe.
•RESPIRA L’ARIA COL NASO: così
il padre sollecitava il figlioletto con il
singhiozzo.
•UN’ARIA IRRESPIRABLE: si dice
quando le cose nella vita sono nere.
Ebbene, quasi mortale questa che ci
pesa addosso. Che cala dal cielo por-
tata da venti improvvisi. Che è spri-
gionata dalla nostra avidità di tutti i
piaceri; dall'egoismo di correre correre
andare volare partire ritornare, quasi
fossimo noi soli al mondo. Intanto
l’aria nera graffia e brucia.
Ma questi sono certamente i nuovi
cieli; e questo è quello che è voluto
cercato promesso prodotto da noi.
Sommersi oramai dall’aria come gli
antichi dalla cenere eruttiva del Vesuvio.
Indifferenti e arroganti e stolidi, quan-
do il cielo sarà così scuro d’aria da non
consentirci di vedere i nostri piedi e
le nostre mani, allora ahi! non sarà più
possibile volare in vacanza qua e là
come parpaglioni impauriti, e sarà
anche inutile cercare di fuggire.
•ARIA FRITTA Il niente. Chi promette
tutto e non fa. Chi apre bocca solo per
sfiatare le parole, e dentro c’è il vuoto,
c’è il verme.
•TERRA ARIA TERRA: canta il missile
etico e intelligente, soavemente, men-
tre attraversa il cielo. E, sì, facendo
vibrare l’aria. Poi educato e precisino,
tutto lindo e pinto, si deposita con un
inchino sulla terra. E tutto scompare.
La terra l’aria case luci torri le spaven-
tate galline e i meravigliati rosignoli.
Le donne. I bambini. Nell’aria notturna
non ci sono più canti... 

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