Comunicazione sociale... nuda e cruda


L'ultima iniziativa in ordine di tempo ad attrarre l'interesse dei media è stata la loro "spedizione" di protesta a Chernobyl, per manifestare contro il nucleare in relazione all'incidente di Fukuscima; e , naturalmente, si sono spogliate!

Ciò che caratterizza le performance delle attiviste del del movimento femminista ucraino Femen, e che le rende così popolari sulla rete e sui giornali, è infatti l'uso del nudo.
Nato nel 2008 per richiamare l’attenzione sullo sfruttamento della donna a causa del turismo sessuale, diffusissimo nel loro paese, il gruppo Femen ha "slacciato i reggiseni" per sensibilizzare l’opinione pubblica ucraina sui temi più svariati, dalla condanna alla lapidazione dell’iraniana Sakineh Ashtiani, alla corruzione politica... e perfino all'antifemminismo di Berlusconi!


Il loro logo è l’impronta di due seni nei colori della bandiera nazionale, giallo e azzurro.

Femen conta circa 40 attiviste disposte a manifestare semi nude, è composto da 300 membri ed ha 30mila sostenitori online. E’ presente in cinque città dell’Ucraina, ed ha intenzione di radicarsi in altri paesi, partendo dalla Polonia. La loro nattività non è priva di rischi, e le attiviste (tutte studentesse molto giovani) sono state più volte arrestate.

Ma se, come dicevamo, l'impatto mediatico è sempre molto forte, l'uso del nudo crea molte perplessità, per l'evidente rischio di rafforzare quel clichè di donna-oggetto che si vorrebbe combattere. Un tema particolarmente attuale in Italia, dopo le recenti manifestazioni femminili di massa, e gli attacchi di questi giorni da parte di "Striscia la notizia" alla documentarista Lorella Zanardo che aveva osato criticare l'uso disinvolto del corpo delle veline. Va inoltre segnalato che molti blog femministi italiani (ad esempio Femminileplurale) hanno criticato il grande rilievo che i siti dei quotidiani italiani (da La Repubblica a La Stampa) danno immancabilmente alle foto delle procaci femministe ucraine.

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