profondo BLU



Il blu incredibile (profondo, abbagliante, screziato dai riflessi rossi del Sinai) del mare dell'oasi naturalistica egiziana di Rash Mohamed, che ho documentato qualche settimana fa in questa foto, mi offre l'occasione per alcune riflessioni su questo colore.
Pochi lo sanno, ma il "blu brevettato", in una sua particolare tonalità, è all'origine del nostro lavoro (inteso come lavoro di grafici, art director, stampatori, designer, stilisti,... insomma chiunque abbia a che fare professionalmente con i colori).

Quando si parla di "blu brevettato" si pensa automaticamente alla vicenda di Yves Klein; il blu dei suoi celeberrimi quadri totalmente monocromi degli anni 50 nasceva da un anno di esperimenti chimici condotti insieme al rivenditore di colori parigino Edouard Adam. Il colore fu coperto da un brevetto che rappresenta, in qualche modo, parte integrante della sua arte.




Ma il "blu brevettato" di cui voglio qui parlare ha un altro inventore, infinitamente meno noto dell'artista francese, ma non certo meno importante nella storia del colore.
Per millenni i colori sono stati tratti da prodotti animali, vegetali o minerali, con metodologie e materie prime spesso costose. Finché, il 23 marzo 1856 un chimico diciottenne, nel laboratorio di casa, cercando di sintetizzare il Chinino ottenne il primo colore sintetico della storia, un blu-malva (... che formidabile esempio di serendipità!)
William Henry Perkin, il giovane genio, aveva anche uno straordinario senso degli affari; brevettò l'invenzione, e in poco tempo divenne un formidabile produttore industriale di "malva di Perkin" (mauvine), che rivoluzionò i costumi a tal punto che gli anni 60 dell'ottocento passarono alla storia come "il decennio malva", colore prescelto per gli abiti delle grandi occasioni anche dall'imperatrice francese e dalla regina Vittoria.


E' a questo geniale personaggio ormai dimenticato che tutti dobbiamo "l'età moderna" del colore.
Chiedo venia per questa digressione un pò prolissa (sindrome postvacanziera?) e, per farmi perdonare, resto in tema proponendo una delle incredibili "donne blu" di Marco Bolognesi che, da buon londinese conterraneo di Lord Perkin, getta un ponte oltremanica proprio verso le "antropometrie" che Klein otteneva rotolando sulla tela le modelle nude, dipinte con il suo "blu assoluto".




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